Articolo Famiglia Mamma e bambino
Come si forma il gusto del bambino freccemercoledì 16 ottobre 2013      


Sapere come si forma il gusto dei bambini è probabilmente il sogno di ogni genitore in quanto consentirebbe, seguendo alcune piccole regole, di somministrare ai figli tutto ciò che si ritiene possa far bene alla loro salute. Non solo, permetterebbe anche di cucinare ciò che ai genitori piace di più senza dover scendere a compromessi con i gusti del nuovo arrivato che, ahimè, tendono troppo spesso ad avere la meglio! Ebbene, non dico che il sogno possa avverarsi, ma che in effetti alcuni comportamenti possono influenzare la formazione del gusto dei bambini. Sicuramente alcune preferenze biologiche preimpostate ci sono, però nel complesso si tratta di un processo che ha inizio già alla dodicesima settimana dal concepimento.

Infatti è in quel periodo, più o meno, che si formano le papille gustative sulla lingua e dopo poco iniziano i primi movimenti di deglutizione. Si tratta solo di un esercizio che prepara il bambino alla suzione del latte dal capezzolo, ma che comporta l’ingerimento di una certa quantità di liquido amniotico, di cui può avvertire il sapore. Infatti, questa è una sostanza aromatizzata nel vero senso della parola, dal momento che le molecole dei cibi mangiati della mamma passano sistematicamente nel liquido amniotico, che permette quindi al bambino di partecipare ai pasti anche col gusto, il secondo senso a svilupparsi dopo il tatto. Si è osservato che immettendo nel liquido amniotico delle sostanze dolci, il feto reagisce con espressioni del viso che manifestano piacere, il contrario accade se invece vengono introdotte sostanze amare.

Questo avviene perchè la genetica si è organizzata in maniera da farci preferire i sapori dolci dovendo per un bel periodo nutrirci del latte materno, che di base è dolce. In realtà, però, si è notato anche che le preferenze del feto sono molto influenzate da quelle della madre, che insieme a molecole ed altre sostanze gli trasmette anche sensazioni ed emozioni, come il piacere di mangiare qualcosa di gradito. Accade spesso, poi, che queste preferenze perdurino anche dopo la nascita, essendo oltretutto la formazione del gusto un processo molto dipendente dalle abitudini. E'consigliabile, quindi, vivere l’alimentazione durante la gravidanza come un piacere, indirizzarsi verso cibi stuzzicanti, gustosi, ma anche sani e mantenere queste abitudini anche nel periodo dell’allattamento.

Anche il latte materno, infatti, subisce variazioni nel gusto in base a ciò che ha mangiato la mamma, fornendo al neonato diversi stimoli. Per quanto riguarda la fase successiva all’allattamento, c’è da dire che la paura verso il nuovo inizia a presentarsi solo intorno ai diciotto mesi, quando i bambini iniziano a rifiutare cibi senza averli mai provati, si tratta di un meccanismo che la natura ha messo in atto per proteggerci dagli alimenti nocivi, ma che può essere superato con dolcezza e tenacia, ovvero continuando a riproporre il cibo in più occasioni. Bisogna, infatti, considerare che, oltre che sulla base della regolarità e dell’abitudine, il gusto si forma anche per effetto dell’esposizione ad un gusto.

Pare, ad esempio, che molti inizino ad apprezzare il caffè solo dopo averlo provato più volte e aver imparato a conoscerne il sapore, rendendolo famigliare. Infine, un altro elemento importante nella formazione del gusto è il collegamento con situazioni piacevoli. Non è un caso se i bambini tendono a preferire patatine, cioccolato e dolci vari se sono questi i cibi che vengono loro offerti in occasione di feste, giochi e incontri con i compagni, relegando altri cibi a situazioni più “noiose”. Tra l’altro capita a volte di discutere e creare tensioni proprio durante i pasti, il che porta a collegare determinati sapori con quelle spiacevoli emozioni. Sarà capitato a tutti di non mangiare più cose che magari prima erano in cima alla classifica dei cibi preferiti, solo perchè una volta è capitato di vomitare o avere nausea dopo averle mangiate, anche senza che queste avessero nulla a che fare con il malessere. ©  RIPRODUZIONE RISERVATA

Antonella  Giosa - vedi tutti gli articoli di Antonella  Giosa



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Sapere come si forma il gusto dei bambini è probabilmente il sogno di ogni genitore in quanto consentirebbe, seguendo alcune piccole regole, di somministrare ai figli tutto ciò che si ritiene possa far bene alla loro salute. Non solo, permetterebbe anche di cucinare ciò che ai genitori piace di più senza dover scendere a compromessi con i gusti del nuovo arrivato che, ahimè, tendono troppo spesso ad avere la meglio! Ebbene, non dico che il sogno possa avverarsi, ma che in effetti alcuni comportamenti possono influenzare la formazione del gusto dei bambini. Sicuramente alcune preferenze biologiche preimpostate ci sono, però nel complesso si tratta di un processo che ha inizio già alla dodicesima settimana dal concepimento.

Infatti è in quel periodo, più o meno, che si formano le papille gustative sulla lingua e dopo poco iniziano i primi movimenti di deglutizione. Si tratta solo di un esercizio che prepara il bambino alla suzione del latte dal capezzolo, ma che comporta l’ingerimento di una certa quantità di liquido amniotico, di cui può avvertire il sapore. Infatti, questa è una sostanza aromatizzata nel vero senso della parola, dal momento che le molecole dei cibi mangiati della mamma passano sistematicamente nel liquido amniotico, che permette quindi al bambino di partecipare ai pasti anche col gusto, il secondo senso a svilupparsi dopo il tatto. Si è osservato che immettendo nel liquido amniotico delle sostanze dolci, il feto reagisce con espressioni del viso che manifestano piacere, il contrario accade se invece vengono introdotte sostanze amare.

Questo avviene perchè la genetica si è organizzata in maniera da farci preferire i sapori dolci dovendo per un bel periodo nutrirci del latte materno, che di base è dolce. In realtà, però, si è notato anche che le preferenze del feto sono molto influenzate da quelle della madre, che insieme a molecole ed altre sostanze gli trasmette anche sensazioni ed emozioni, come il piacere di mangiare qualcosa di gradito. Accade spesso, poi, che queste preferenze perdurino anche dopo la nascita, essendo oltretutto la formazione del gusto un processo molto dipendente dalle abitudini. E'consigliabile, quindi, vivere l’alimentazione durante la gravidanza come un piacere, indirizzarsi verso cibi stuzzicanti, gustosi, ma anche sani e mantenere queste abitudini anche nel periodo dell’allattamento.

Anche il latte materno, infatti, subisce variazioni nel gusto in base a ciò che ha mangiato la mamma, fornendo al neonato diversi stimoli. Per quanto riguarda la fase successiva all’allattamento, c’è da dire che la paura verso il nuovo inizia a presentarsi solo intorno ai diciotto mesi, quando i bambini iniziano a rifiutare cibi senza averli mai provati, si tratta di un meccanismo che la natura ha messo in atto per proteggerci dagli alimenti nocivi, ma che può essere superato con dolcezza e tenacia, ovvero continuando a riproporre il cibo in più occasioni. Bisogna, infatti, considerare che, oltre che sulla base della regolarità e dell’abitudine, il gusto si forma anche per effetto dell’esposizione ad un gusto.

Pare, ad esempio, che molti inizino ad apprezzare il caffè solo dopo averlo provato più volte e aver imparato a conoscerne il sapore, rendendolo famigliare. Infine, un altro elemento importante nella formazione del gusto è il collegamento con situazioni piacevoli. Non è un caso se i bambini tendono a preferire patatine, cioccolato e dolci vari se sono questi i cibi che vengono loro offerti in occasione di feste, giochi e incontri con i compagni, relegando altri cibi a situazioni più “noiose”. Tra l’altro capita a volte di discutere e creare tensioni proprio durante i pasti, il che porta a collegare determinati sapori con quelle spiacevoli emozioni. Sarà capitato a tutti di non mangiare più cose che magari prima erano in cima alla classifica dei cibi preferiti, solo perchè una volta è capitato di vomitare o avere nausea dopo averle mangiate, anche senza che queste avessero nulla a che fare con il malessere. ©  RIPRODUZIONE RISERVATA

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